martedì, Ottobre 29

EX Ilva. Filippetti: “Ministri assenti. Sindacati beffati. Il Governo rispetti questa terra”

“Sindacati convocati a Palazzo Chigi, ma i Ministri non ci sono: questo ultimo atto suona come una beffa ai danni dei rappresentanti dei lavoratori, quindi dei lavoratori stessi, ma direi del territorio tutto”. La segretaria provinciale del Partito Democratico va dritto al cuore del problema: la noncuranza mostrata dal Governo Meloni nei confronti di una vertenza da sempre definita di importanza nazionale.

Anna Filippetti poi prosegue così: “La politica industriale  del Governo (se così la vogliamo chiamare)  per affrontare la situazione dell’ex Ilva di Taranto, si è tradotta in provvedimenti che finora  ne hanno in realtà aggravato la crisi, capovolgendo quel percorso finalizzato alla ripresa dei livelli produttivi e occupazionali, alla decarbonizzazione, alla produzione che potesse essere compatibile con sicurezza ambientale del sito.
Il Governo fino ad oggi non ha fatto altro che andare a braccetto con il socio privato, Arcelormittal, contro gli interessi dei lavoratori, delle imprese dell’indotto, della città di Taranto, della tutela della salute e dell’interesse nazionale. Prima ha approvato il decreto-legge che  ha sbloccato risorse per 680 milioni di euro a favore di ArcelorMittal, per garantire la liquidità dell’azienda e ha sancito il ritorno dello scudo penale in suo favore, senza che tali interventi abbiano prodotto risultati apprezzabili sulla ripresa produttiva e occupazionale.
La riconversione del sito, l’attuazione del piano di decarbonizzazione, che avrebbe dovuto portare alla totale elettrificazione dell’area a caldo, con un investimento di circa 5 miliardi di euro, risulta di fatto ferma. Il Governo non ha finora chiarito quali e quante risorse saranno messe a disposizione tramite il Fondo di sviluppo e coesione, dopo aver stralciato dal PNNR del finanziamento di un miliardo di euro,  destinato proprio ad avviare la produzione del preridotto.
Dopo cinque anni di gestione a trazione ArcelorMittal e l’impiego di ingenti risorse a carico del bilancio pubblico (erogate anche con l’ultimo decreto approvato), la produzione è a rischio di collasso.
Nel 2023 la produzione scenderà sotto i 3 milioni di tonnellate, con una progressiva e successiva riduzione fino a 1,7 milioni. Allo stato attuale in Acciaierie d’Italia (ADI) sono occupati 3.500 dipendenti, su un totale di 8.200, e continua il ricorso agli ammortizzatori sociali. Dall’ultimo bilancio di ADI emergono debiti per oltre 2 miliardi di euro, in gran parte verso altre società del gruppo Arcelor Mittal, che salirebbero fino a 2,5 miliardi.
Nel corso dell’audizione che si è svolta qualche settimana fa alla Camera, il presidente di ADI ha elencato le principali criticità che il complesso dell’ex ILVA di Taranto sta affrontando dal punto di vista giudiziario, finanziario e societario.
I parlamentari del territorio, in primis Pagano, Stefanazzi, Boccia, denunciano da mesi la situazione drammatica di Taranto e i riflessi sull’economia nazionale. A loro  si sono uniti gli altri parlamentari del Partito Democratico, a testimoniare quanto grave sia la crisi dell’ex Ilva. Vertenza che non è certamente possibile circoscrivere a livello locale. I nostri parlamentari  hanno più volte chiesto conto al  ministro Fitto,  del memorandum sottoscritto con l’amministratore delegato di ADI e Arcelor Mittal, finalizzato a garantire lo stanziamento di oltre 2 miliardi di euro derivanti dal Fondo di sviluppo e di coesione, ma senza alcuna chiarezza sugli impegni finanziari a carico del gruppo Mittal. Un accordo che confermerebbe, qualora ancora ce ne fosse bisogno, il cambio netto della posizione del Governo in favore di Arcelor Mittal, compresa l’intenzione di cedere al gruppo franco-indiano la quota pubblica.
E a conferma di questo la Morselli ha addirittura chiesto ulteriori finanziamenti per pagare la fornitura di gas.
Quello che è accaduto ieri ha dell’incredibile ed è estremamente vergognoso, se si pensa con quanta sofferenza questo territorio e la sua comunità stanno vivendo le vicende dello stabilimento. Il Governo cominci a rispettare il diritto al lavoro e alla salute di chi abita questa parte di Italia”.

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