Abbiamo appreso qualche giorno fa da un comunicato letto sulla stampa locale che i rappresentanti dei sindacati confederali di Taranto sarebbero stati ricevuti dall’Assessore alla Pubblica Istruzione, dal dirigente e dai funzionari del dipartimento comunale competente, per un confronto (da tempo atteso) sulle politiche che riguardano i servizi educativi per l’infanzia, con particolare riferimento ai nidi di cui la città dispone. Ci sembra particolarmente interessante il fatto che le organizzazioni sindacali abbiano voluto l’incontro in questione, non solo per porre specifiche rivendicazioni contrattuali, ma con l’obiettivo più ampio e complessivo di raggiungere un protocollo d’intesa sulle politiche educative dell’amministrazione comunale. Quindi sulla qualità dei servizi che vengono offerti alle bambine e ai bambini, e alle loro famiglie. La segretaria regionale della CGIL, Filomena Principale, nel comunicato a cui abbiamo accennato, sottolineava l’importanza del fatto che il Comune di Taranto avesse ricondotto (come era stato a suo tempo richiesto dalla stessa organizzazione sindacale, ma anche dalle famiglie utenti) nell’alveo della gestione interamente pubblica i tre nidi, negli anni scorsi, affidati in concessione a terzi. La stessa segretaria ricordava che i nidi, riconosciuti dalla normativa più recente come diritto alle pari opportunità di crescita e formazione di tutte le bambine e i bambini da 0 a 3 anni di età, sono chiamati a svolgere una fondamentale funzione di contrasto alla povertà educativa (secondo i più recenti dati ISTAT ulteriormente in incremento nel nostro paese), e alla diffusione delle disuguaglianze sociali. Motivo per il quale è un bene che il pubblico se ne faccia carico. Presumiamo, che il ritorno alla gestione diretta delle tre strutture abbia comportato un grosso investimento organizzativo e finanziario per il comune di Taranto, a cominciare dall’assunzione delle nuove educatrici necessarie per far funzionare i servizi di base. E di questo non si può che dare atto all’amministrazione comunale. Sono stati attivati, peraltro, anche nuovi servizi integrativi: il supporto alle attività educative; il prolungamento dell’orario al pomeriggio; l’avvicinamento all’arte, alla musica e alla lingua inglese. E’ stato confermato ed implementato il sostegno alle fragilità. Non abbiamo gli elementi per sapere esattamente quante figure di adulti ruotino attualmente intorno alle bambine e ai bambini iscritti nei nidi comunali. Abbiamo, però, il timore che ce ne siano davvero tante. Forse troppe. E questo, per quanto possa apparire strano, per motivi pedagogici e psicologici che non possiamo qui illustrare, non è così scontato possa avere ricadute positive sul benessere delle bambine e dei bambini che frequentano i nidi. Non ha ricadute positive, a quanto pare, neanche per il personale impegnato con più anni di esperienza, che sente gravare su di sé un maggior carico lavorativo. Per completare il quadro, un po’ frammentario e composito, per effetto dei rapporti numerici introdotti col nuovo regolamento di gestione, è sensibilmente aumentato il numero di bambine e bambini accolti in ciascuna struttura, ed è cambiata la composizione per fasce d’età delle sezioni, senza che venissero adeguati gli spazi, i servizi, le attrezzature e i materiali ludici. Tutto questo sta accadendo in assenza di una regìa unica e consapevole degli obiettivi (di cui alle Linee Pedagogiche per il sistema integrato 0-6, e agli Orientamenti Nazionali per lo 0-3, pubblicati negli ultimi anni dal MIUR), che solo un Coordinamento Pedagogico (con le competenze e le funzioni di cui al d. lgs. 65) avrebbe potuto garantire. Assicurando una progettualità educativa omogenea con punti di riferimento ben definiti, che sapesse tener conto del benessere e dei bisogni di crescita che ciascuna bambina o bambino esprime. Facendo ricorso (direttamente o indirettamente) ad un grosso sforzo formativo rivolto al nuovo personale immesso in ruolo, ma anche a quello con consolidata esperienza. Cosa quanto mai necessaria (oltre che prevista come prassi permanente dal d. lgs. 65 e relativi finanziamenti), dati i processi innovativi (interni ed esterni al servizio) che il personale tutto sta affrontando nella città di cui parliamo. Sullo sfondo, le richieste, rimaste senza esito, di una diversa articolazione dell’orario di lavoro da parte delle educatrici. Le difficoltà delle famiglie di fronte ai pesanti aumenti tariffari imposti dall’amministrazione. Nonché i limiti posti, dal nuovo Regolamento, alla Gestione Sociale dei Nidi. Limiti che ne stanno di fatto, in molti casi, impedendo la ripresa, dopo la sospensione comportata dalle misure anti-covid. Per tutti questi motivi, e considerato che “ci sono le risorse” — diceva nel comunicato Tiziana Ronsisvalle, segretaria della CGIL di Taranto – ci auguriamo davvero che si arrivi al protocollo d’intesa auspicato dalle organizzazioni sindacali, ed anche a quell’osservatorio sulle politiche per l’infanzia che era stato richiesto dalle famiglie utenti, prima dell’estate. Restiamo in attesa dei risultati dell’incontro.