mercoledì, Ottobre 30

Tre milioni per il tecnopolo a Taranto, adesso serve la governance

«La nascita del Tecnopolo del Mediterraneo sta diventando complessa – ha dichiarato Pier Giorgio Farina del centro culturale Lazzati e componente del comitato TP team – quando invece avevamo un’autostrada pronta». Farina fa riferimento al deposito dell’Aeronautica militare, dismesso ormai da qualche anno, che sorge accanto alla Palude La vela su 47 ettari di terreno tra struttura già edificata e ampi spazi a verde. Farina è stato l’ultimo comandante attivo di quel deposito sorto nel 1937 dove l’Aeronautica gestiva il rifornimento di carburante.

L’ex comandante ha pensato a questa struttura come contenitore per una nuova funzione, il tecnopolo, un istituto di ricerca fondazione di partecipazione per lo sviluppo sostenibile ma ad oggi si parla solo di idee mentre in altre realtà i tecnopoli nascono e vanno avanti, da ultimo quello di Roma. Per avviare il tecnopolo a Taranto c’erano 9 milioni di euro poi definanziati diventando tre.

«Ciò che ci preme sapere è se – dice Farina – questi tre milioni di euro ci sono ancora e se si potrà superare con serenità il 31 dicembre prossimo, data ultima per inserire la somma in finanziaria, senza temere ulteriori scippi e magari riuscire a ottenere gli iniziali nove milioni di euro. Per andare avanti sarà necessario che i ministeri competenti procedano alle nomine scientifiche e politiche di tutte le cariche previste dallo statuto e si individui la sede che il comitato ha già sotto mano, per dimensioni e spazi, l’ex 65° deposito dell’aeronautica».

Nella sala Monfredi della Cittadella delle Imprese al tavolo dei relatori l’on. Domenico Maria Amalfitano, presidente dell’associazione Lazzati, Giuseppe Barbaro, presidente del comitato per il Tecnopolo del Mediterrano, Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della cgil d i Taranto, Francesco Solazzo, segretario generale cisl di Taranto e Brindisi e Pietro Pallini coordinatore della uil Taranto i quali all’unisono hanno rimarcato l’importanza della realizzazione di un tecnopolo a Taranto che darebbe un boccata di ossigeno all’occupazione, alla ricerca e ai giovani tarantini e gli architetti Vincenzo De Palma e Roberto Perrone e Vito Crisanti.

«Il tecnopolo è una realtà solo sulla carta, aspettiamo che il governo proroghi e ripristini i 9 milioni stanziati nel governo Conte II – ha dichiarato Mario Turco – e nomini la governance. Prima però la città intera e le istituzioni devono svelare il grande dilemma: Taranto è pronta a fare la sua riconversione economia, sociale e culturale e soprattutto se tramite il tecnopolo si possa realizzare la transizione ecologica e la sostenibilità di tutto l’assetto industriale di Taranto».

L’on. Dario Iaia ha puntualizzato «ci siamo attivati per recuperare 3 milioni di euro necessari per far ripartire questo progetto, l’emendamento è stato approvato, i soldi ci sono. I prossimi passaggi sono la nomina della governance e l’individuazione della sede. Taranto può diventare il centro nevralgico di una riconversione graduale ambientale vista anche la problematica della fabbrica dell’acciaio. Il 65° deposito è una sede assolutamente idonea con parcheggi, facilmente raggiungibile, con spazi ampi dove le aziende possono insediarsi».

L’on. Vito De Palma ha detto «il tecnopolo deve diventare una realtà e quanto prima deve partire la governance per poter mettere in campo le azioni proprie del tecnopolo cioè quello che è previsto dalla legge istitutiva, un grande hub tecnologico che metta insieme idee e proposte che vengono dal territorio e intercettare risorse utili per guardare alla transizione ecologica in modo concreto. Credo che bisogna fare squadra tra le istituzioni anche se di colore politico diverso altrimenti gli obiettivi non si raggiungono».

Roberto Carlucci, delegato dal rettore dell’università di Bari ha sottolineato «Il tecnopolo è certamente una struttura strategica per lo sviluppo del territorio ed è coerente con le strategie dell’università di Bari che sono state delineate per formare gli studenti attraverso la ricerca, intercettare le domande del territorio e immaginarne delle nuove. Il tecnopolo è un contenitore fondamentale per uno sviluppo territoriale proiettato sull’intero arco del Mediterraneo e declinato sulla transizione ecologica e la sostenibilità».

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