Uno spettacolo di narrazione intitolato «Ludo Mannaro» diventa strumento di sensibilizzazione sui problemi legati al gioco d’azzardo patologico rivolto agli anziani, una fascia d’età sempre più a rischio, perché caratterizzata da situazioni di precarietà sociale ed economica, solitudine e fragilità. Realizzata dal Crest in un ampio progetto promosso per il quarto anno dal Teatro pubblico pugliese con la Asl di Taranto, l’iniziativa va verso la conclusione con due appuntamenti in programma lunedì 20 maggio (ore 19) nella sede dell’associazione Libera e lunedì 27 maggio (ore 15.30) nella parrocchia beato Nunzio Sulprizio, dove gli operatori del SerD e del Crest daranno vita ad un’occasione di confronto e informazione a partire dal racconto di Giovanni Guarino, volto storico della compagnia teatrale tarantina.
Tra l’altro, oltre a sviluppare e articolare negli anni il proprio intervento nella fascia comprendente gli anziani, il Crest ha allargato i propri orizzonti ad altre fasce d’età includendo gli studenti delle scuole medie e degli istituti superiori. Infatti, gli alunni degli istituti comprensivi Salvemini e Frascolla hanno partecipato a due laboratori teatrali proprio a partire dall’ascolto di «Ludo Mannaro», il primo dei quali si è concluso all’istituto Salvemini lo scorso 9 maggio, mentre il 17 maggio si concluderà quello realizzato all’interno della scuola Frascolla.
Con «Ludo Mannaro» Giovanni Guarino racconta in forma di narrazione le difficoltà, i disagi e i drammi di chi finisce nel tunnel del gioco d’azzardo patologico ritrovandosi la vita stravolta già a partire dalla fatidica «prima volta». E non è nemmeno un caso che la vicenda narrata sia ambientata durante le feste natalizie, quando la tentazione del gioco si fa più forte. Protagonista è un operaio dell’ex Ilva, che con i compagni di reparto acquista un biglietto del Gratta e Vinci. Ma al momento di raschiare il cartoncino, la sfortunata tuta blu, sbeffeggiata dai compagni per non aver trovato nulla sotto le caselle argentate, proverà un fortissimo sentimento di frustrazione e reagirà dandosi un’altra possibilità.
«Ritenta e sarai più fortunato», recita il detto. E così l’operaio, dopo aver acquistato con i colleghi un solo biglietto, comincia a rincorrere una personale rivincita, acquistando un Gratta e Vinci dopo l’altro. Riuscirà persino a vincere duemila euro. Ma proprio dopo aver trovato il tagliando fortunato si convincerà di poter grattare una vincita ancora più grossa, quella che gli cambierà la vita. Invece, sarà la vita a cambiare lui e a farlo diventare nel giro di una sera un ludo mannaro, un giocatore d’azzardo patologico, un gap, come vengono definiti con un acronimo gli scommettitori compulsivi malati di gioco. Un attimo e si finisce nella spirale dei debiti e dell’usura, della degenerazione delle relazioni familiari, del vittimismo e dei pensieri estremi. Ma di colpo può anche capitare la fortuna di incontrare una struttura del SerD nella quale fare un’ultima scommessa. E, come in una rappresentazione teatrale, ritrovarsi dentro una storia con un finale completamente aperto.