martedì, Dicembre 3

Rapinavano ripetutamente un anziano, emesse due custodie cautelari per due individui

Alle prime ore del mattino dello scorso 18 dicembre, a Manduria, i Carabinieri della locale Stazione hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Taranto, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di due individui, di 38 e 19 anni, rispettivamente di custodia cautelare in carcere e di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Contestualmente, i militari hanno dato corso ad un’ordinanza del G.I.P. del Tribunale per i Minorenni di Taranto, su richiesta della Procura della Repubblica per i Minorenni, di collocamento in comunità per un minore. Tutti e tre i soggetti, originari della cittadina messapica, sono gravemente indiziati, a vario titolo, di aver tentato, in concorso tra loro, di rapinare un anziano di Manduria, durante la notte del 1° dicembre. La vittima, poi, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, sarebbe stata rapinata da uno degli indagati, in diverse altre occasioni, tra giugno e novembre di quest’anno.

L’indagine, coordinata sinergicamente dalla Procura di Taranto e da quella per i Minorenni e condotta perlopiù con metodi tradizionali, è scaturita dalla denuncia, presentata dalla vittima 76enne, alla fine dello scorso mese di novembre, proprio presso la Stazione dei Carabinieri di Manduria. L’uomo aveva raccontato ai militari dell’Arma di esser rimasto vittima di due diverse rapine in abitazione, spiegando che, in entrambi i casi, trovandosi da solo nel proprio appartamento, era stato svegliato da un boato, per poi rendersi conto, immediatamente dopo, che la porta di casa era stata divelta. A quel punto, un giovane, essendosi avvicinato al suo letto, gli aveva chiesto del denaro, minacciando di ucciderlo. Il pensionato aveva, quindi, tutte e due le volte, consegnato delle piccole somme di denaro contante, per poi osservare il ragazzo scappare via.

I Carabinieri, temendo potessero verificarsi ulteriori rapine, hanno quindi organizzato, per quella stessa notte, un servizio di osservazione presso la casa della vittima. L’intuizione si è rivelata esatta ed infatti, intorno a mezzanotte, i tre indagati si sono recati presso l’abitazione del denunciante. Uno di loro, fermatosi poco prima, con l’intento di nascondersi dietro a dei cespugli lì presenti, avrebbe fatto da “palo” per gli altri due, i quali, dopo aver suonato con insistenza al campanello dell’anziano, lo hanno spinto con forza dentro l’appartamento. A quel punto, i militari dell’Arma, poco distanti, avendo osservato tutta la scena, sono intervenuti immediatamente, impedendo, di fatto, che fosse portata a termine la rapina. Uno degli indagati, datosi alla fuga, è stato poi subito raggiunto presso la sua abitazione e, successivamente, compiutamente identificato.

Grazie alla ricostruzione degli eventi, è stato possibile riconoscere, nel 38enne tratto in arresto, il presunto autore delle rapine denunciate dall’anziano, nonché di un ulteriore analogo evento delittuoso, verificatosi lo scorso giugno. In quel caso, l’indagato avrebbe, dopo aver minacciato l’anziano in strada, sottratto a quest’ultimo il portafoglio. A partire dalla rapina osservata in prima persona, i militari hanno messo in evidenza il “fil rouge”, che mette in relazione tutti gli eventi delittuosi, caratterizzati da elementi in comune tra loro per le circostanze di luogo, tempo e modus operandi. L’anziano, ritenuto vulnerabile, in quanto solo, era stato presumibilmente “preso di mira” dagli arrestati.

La vittima ha tenuto, poi, a ringraziare i militari della Stazione, esprimendo la propria gratitudine per il lavoro svolto e confermando in tal modo, ancora una volta, l’esistenza di un importante rapporto di fiducia reciproca tra i cittadini e l’Arma dei Carabinieri.

Il trentottenne è stato condotto nel carcere di Taranto, il sedicenne presso una comunità educativa, in attesa delle successive determinazioni dell’Autorità Giudiziaria. È importante sottolineare che l’ipotesi investigativa potrà essere accertata soltanto con sentenza definitiva, valendo, fino ad allora, la presunzione di innocenza.

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