Nel 1789 la Rivoluzione Francese tocca e cambia tutta l’Europa, fondando il mondo in cui viviamo. Ma cosa rimane di quell’esperienza duecentotrenta anni dopo? È la domanda cardine alla quale si propongono di dare risposta Elvira Frosini e Daniele Timpano, che sabato 16 dicembre (ore 21), all’Auditorium TaTà, di Taranto, per la stagione «Periferie» del Crest sostenuta dalla Regione Puglia, portano in scena un’indagine sul concetto di «rivoluzione» firmando drammaturgia e regia di «Ottantanove», allestimento coprodotto dal Teatro Metastasio di Prati e dalla compagnia dei due artisti, che dello spettacolo sono anche interpreti con Marco Cavalcoli. Lo spettacolo ha vinto due premi Ubu nel 2022 per la categoria «miglior nuovo testo italiano» e l’interpretazione di Cavalcoli («migliore attore»), che con gli altri due protagonisti incontrerà il pubblico al termine della rappresentazione per il consueto rendez-vous nel foyer condotto dalla giornalista Marina Luzzi.
Con l’obiettivo di smascherare l’apparato culturale occidentale con tutti i suoi simboli e le sue retoriche, interrogandosi sull’attuale crisi della democrazia vista in rapporto ad un altro ‘89, quello del Novecento, segnato dal crollo del muro di Berlino e dall’apertura di una nuova epoca, Frosini e Timpano scavano nel concetto di rivoluzione, e nella sua perdita di concretezza, attraverso una sapiente ironia e una scrittura affilata.
Quel che resta della Rivoluzione ci riguarda ancora, o è roba vecchia, un insieme di parrucche polverose da mettere nei musei? Partendo da questa domanda lo spettacolo prova ad immergersi non nella Storia, ma in un mito fondativo, nei materiali culturali che lo hanno prodotto e che questo ha prodotto a sua volta. Quello degli italiani è uno sguardo da cuginetti d’oltralpe: lo sguardo dei parenti poveri, meno evoluti, da liberare e civilizzare. Perché la Rivoluzione francese non l’abbiamo fatta noi. Anzi, l’abbiamo in parte subita, vedendola intrecciarsi con la nostra storia e l’avvio del Risorgimento, il nostro mito fondativo. Senza dimenticare che il tricolore italiano nasce il 7 gennaio del 1797, in piena Repubblica Cispadana controllata dai francesi.
Ma il nostro è anche uno sguardo da europei occidentali, perché nonostante tutto siamo gli eredi della Rivoluzione. Le nostre democrazie, l’Europa di oggi, il mondo in cui viviamo, è stato fondato allora. Quindi, il nostro sguardo dall’Europa è un’entità contraddittoria, in evidente crisi politica e democratica, ma che continua a proclamare come suoi fondamenti identitari i diritti civili, la sovranità popolare, la cittadinanza, le libertà di stampa, riunione, culto e associazione: la democrazia, in una parola. Concetti nati durante la Rivoluzione e in essa già traditi, ma ancora oggi sbandierati e utilizzati in qualunque discorso pubblico europeo, nonostante suonino ormai svuotati di senso e sostanza, come gusci vuoti lasciati sulla spiaggia. Una Rivoluzione-carcassa priva di ogni contenuto, come le mummie imbalsamate degli egizi, con tutti gli organi chiusi in un vaso canopo. E la vuota forma del corpo glorioso che fu.
Info e prenotazioni 366.3473430. Biglietti acquistabili anche online su vivaticket attraverso il sito www.teatrocrest.it.